• Annientati dall’assenza

    Chi è rinchiuso in carcere è privato con la forza della propria libertà. Non che chi è fuori da quelle mura si possa definire libero, ma perlomeno non è completamente in mano ad un’istituzione totale. È questa la distinzione qualitativa che non può essere posta in secondo piano rispetto al tentativo di settorializzare e differenziare le esperienze di vita in base al regolamento penitenziario. Chi è fuori è fuori, e chi è dentro è dentro. Quella chiave che gira nella toppa lo ricorda senza lasciare spazio alcuno al dubbio.

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  • Commedia tragica

    Lei è una consigliera del Principe inviata oltre confine che oggi dichiara di essere molto «scossa». Grazie ai suoi graziosi servigi, riteneva di meritarsi solo prebende, onori, interviste, applausi. Mai avrebbe pensato di venire svegliata di soprassalto nel cuore della notte perché una delle sue auto era stata data alle fiamme. Mai avrebbe pensato di correre un simile «rischio», a suo dire «inaspettato». In fondo è solo una diplomatica, la rappresentante all’estero di uno Stato. Chi mai potrebbe volergliene solo per questo?

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  • Cent’anni e la solitudine

    Ci sono due fatti storici avvenuti ad un mese di distanza l’uno dall’altro, che nella mia mente rimangono strettamente legati. Uno (celeberrimo) mi evoca l’altro (sconosciuto ai più). Ecco perché il clamore suscitato dal centenario dell’evento che ha segnato l’ascesa al potere del fascismo, la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, non poteva che far riaffiorare nella mia mente la scomparsa dell’anarchico Renzo Novatore, bandito e poeta, ucciso dai carabinieri nel corso di un conflitto a fuoco il 29 novembre di quello stesso anno...

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  • Calcolare il mondo

    E che ne sarà di chi resta irriducibile a questo modo di vedere il mondo? Di chi ancora ritiene che le passioni brucianti non siano equazioni o algoritmi che permettono di prevedere ciò che faremo in quanto particelle isolate sospinte dalla corrente dello sciame? Adeguarsi o restare esclusi.

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  • Nella selva

    Avventurarsi nel bosco è questione sempre gradita per chi sente ostilità verso ciò che lo circonda. Spezzare il disincanto dell’urbano è preziosa possibilità. Alla ricerca di un qualcosa che ci curi, come il ginepro e la menta, da cui trarre un magnifico unguento che possa alleviare i nostri dolori. Giunti in una selva, attizziamo lo sguardo e intorno a noi scrutiamo animali, fiori e alberi. Essi ci parlano, ci chiamano, invocando la nostra assenza. Ogni arbusto ci vede come un estraneo che sta visitando un territorio non suo e ci sussurra che lui è qui, con la sua storia e le sue forme.

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  • Presenzialismo

    Siamo importanti, insostituibili, unici. Certo. In quanto individui. Ma mai indispensabili, mai potremmo giungere a pensare che qualcosa nel mondo sociale, in nostra assenza, potrebbe non avvenire in un senso assoluto. Sarebbe altrimenti l'anticamera dell'autoritarismo quanto dell'autorevolezza, del pensare che il fine della rivolta giustifichi i mezzi che utilizziamo in quanto noi stessi ne siamo il mezzo necessario.

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  • Le tenebre dello sciopero e la fame di idee

    La società in cui viviamo ha bisogno del carcere. Fatto lapalissiano, imponderabile per un dominio che fa della reclusione un monito contro chi sogna, chi si dispera, chi desidera altro. La logica dell’internamento coatto è passata storicamente anche dai lager nazisti ma è diventata totale nel regno delle democrazie del consumo. Campi di concentramento e luoghi di internamento si mischiano nella varietà della segregazione: prigioni, gabbie, centri di reclusione, carceri minorili, istituzioni psichiatriche, sorveglianze speciali e domiciliari, magari con un odioso braccialetto elettronico che non ti abbandona mai, sono strutture materiali e fortificazioni repressive sempre più invasive che si installano nelle menti.

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  • Librerie

    Stanno lì. Ad osservarci guardinghe. Raccolte di ciò che siamo stati nel corso della nostra vita. Raccolte di ciò che avremmo voluto esplorare. Lande desolate che avremmo voluto attraversare. Vette del pensiero che avremmo voluto scalare.

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  • Il canto del cigno

    Sotto gli acquazzoni così caratteristici della Scozia, centinaia di esperti e delegati di tutti gli Stati del mondo si sono incontrati all'inizio di novembre 2021 in occasione del ventiseiesimo vertice sul cambiamento climatico organizzato dalle Nazioni Unite. Chiamato COP26, era lungi dall'essere un viaggio inaugurale e molte orchestre erano già state assoldate per accompagnare le peripezie dell'industrialismo durante il suo naufragio annunciato.

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  • Io non ci sarò

    Premessa. Chi scrive non ha mai votato in vita sua, nonostante quasi quarant’anni di reiterate occasioni. Non sono perciò un ex-elettore oramai deluso e disingannato, non sono uno scioperante o un disertore delle urne; piuttosto, un renitente. Non ho mai avvertito il senso, l’importanza, la necessità, l’interesse, il dovere, nemmeno la curiosità di presentarmi a un seggio, non capendo come si possa delegare ad altri il compito di decidere come vivere la propria vita.

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