• «Ed ecco a voi…»

    Quello che accade è che la TV altera il significato di «essere informati», creando una specie di informazione che sarebbe più giusto chiamare disinformazione. Uso questa parola quasi con lo stesso significato che danno ad essa gli agenti della CIA o del KGB. Disinformazione non significa falsa informazione. Significa informazione sviante – spostata, irrilevante, frammentaria, superficiale –, significa informazione che crea l’illusione di sapere qualcosa, ma che di fatto allontana dal sapere.

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  • Bispensiero della Vittoria

    Sempre e comunque si tratta di un successo, di un qualcosa che, in un mondo aperto quale quello in cui viviamo, condurrà a poco a poco all’obiettivo finale che si sarebbe voluto raggiungere. E che importa se prima le aspettative erano diverse, se altro si era detto e fatto? In fondo, l’Eurasia con chi è in guerra?

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  • Inciampare per non strisciare

    Testardo chi continua a conficcare la testa nell’infinito buio del mondo. Pieni di ferite, molto spesso non si riesce a sopportare la desolazione della vita, la sofferenza che ci circonda, il dolore che ci scava, sempre più in profondità. Per niente facile accendere una piccola luce nel mondo, dove ci sono pochi occhi in grado di scorgerla. Certe volte, quando si cammina in pieno giorno, tutto diventa buio. Non è facile ripercorrere le stesse strade, come i pellerossa, che seguivano gli stessi sentieri per tentare di fermare il tempo.

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  • Accettare la servitù per non morire

    C’è chi ritiene il carattere battagliero dei francesi un tratto nazionale, retaggio storico di quella Grande Rivoluzione che mandò sulla ghigliottina i monarchi di Francia, spiegando così il susseguirsi di movimenti sociali dagli obiettivi riformisti ma dalle pratiche radicali. Vera o falsa, è un’ipotesi suggestiva che spiegherebbe anche il motivo della differenza con l’Italia. Se nell’esagono si respira sempre l’aria inebriante del 14 luglio, nella «terra dei morti» a forma di stivale pare indelebile il fetore debilitante dell’8 settembre, data simbolo dell’italica cialtroneria, ipocrisia e inettitudine. Basti considerare l’attualità delle riflessioni che seguono, scritte da un giurista insospettabile di tentazioni sovversive e dedicate allo sbando del Belpaese dopo l’armistizio.

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  • All’orribile, il tumulto

    Insensibili di fronte alla gente, si dirà. Ma quanto sono patetici i piccoli usufruitori della realtà, volontari e promotori della ginnastica dell’obbedienza, che collaborano attivamente al genocidio continuo? Aberranti e patetici come i signori che invocano “un altro progresso e un altro Stato”, bramosi di autorevolezza per mettersi in testa al treno, per soddisfare il loro narcisismo e la loro sete di dominio. Essi non si rendono conto che non è mai esistito un tempo adatto per impadronirsi del treno: lo si può solo fermare.

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  • Fuori dal branco

    Non intendo dire che, una volta “fuori”, i dogmi religiosi appaiano all’improvviso artificiosi e arbitrari; no, essi non perdono subito il loro prestigio, il loro fascino, la loro plausibilità; ma, presto o tardi, finiscono col manifestarsi per quello che sono: le verità proprie ed esclusive della Chiesa, il suo patrimonio spirituale, quello che la distingue dalle altre chiese, anche cristiane; in una parola, la sua ideologia.

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