Bispensiero della Vittoria
Già entrare nella dicotomia vittoria e sconfitta è problematico. Ancor di più lo è quando l’interpretazione istintiva di quanto è accaduto contraddice ciò che poi sentiamo a posteriori. Certo, la politica ci aveva già abituato a ciò: dopo qualsiasi tornata elettorale, dovunque si volga lo sguardo, solo sorrisi ed entusiasmo ci accolgono dagli schermi o dalle pagine dei giornali. Nessuno è sconfitto e ogni gruppo politico può nutrire la propria massa con qualche bocconcino di gaudio dispensato dall’avvocato, il commendatore, l’industriale e l’eminenza di turno: che sia la maggioranza assoluta, la doppia cifra, il superamento dello sbarramento o anche semplicemente l’aver partecipato alla grande festa nazionale della democrazia, ogni gagliardetto è sufficiente per alimentare le esigenze di crescita quantitativa verso un futuro radioso in cui la Vittoria sarà, infine, assoluta.
Ma in un mondo in cui le masse dilagano, in cui agli elettori si aggiungono gli investitori, i consumatori e i follower, anche il mondo delle aziende e della ricerca comincia a nutrire le proprie greggi con lo stesso pastone. E allora non importa che il razzo di SpaceX, che avrebbe dovuto fare da apripista per i viaggi sulla Luna e su Marte, sia stato una prima volta fermato a 9 minuti dalla partenza e la seconda volta sia stato fatto esplodere in volo perché ormai incontrollabile e avrebbe potuto provocare un disastro. Sempre e comunque si tratta di un successo, di un qualcosa che, in un mondo aperto quale quello in cui viviamo, condurrà a poco a poco all’obiettivo finale che si sarebbe voluto raggiungere. E che importa se prima le aspettative erano diverse, se altro si era detto e fatto? In fondo, l’Eurasia con chi è in guerra? È il presente che importa. Tenere il proprio sèguito allegro, spensierato e gioioso, sia mai che il loro sforzo, la loro fiducia e la loro ammirazione siano state mal riposte. È la prima regola di ogni sistema sociale basato sulla quantità: gli investimenti vanno ripagati, la fedeltà va premiata, gli sforzi vanno ricompensati. Ma non ci si preoccupi troppo della qualità del cibo, gli adepti sono spesso di bocca buona, e sono anzi loro i primi a voler vedere nel mondo ciò che li fortifica nelle scelte fatte.
Insomma, per fortuna che funziona così il circostante. Almeno, per chi pensa e vive altrimenti, è più semplice capire dove volgere lo sguardo: a chi, fuori dal coro, rifugge le masse e i loro banchetti.
[Soffi, n°23, 21/04/23]