Una novità e una ristampa

La novità imminente

Pochi mesi dopo l’assassinio dello zar Alessandro II — a Pietroburgo nel marzo 1881 — un settimanale milanese iniziò a pubblicare sotto il titolo La Russia sotterranea una serie di bozzetti e profili storici dei protagonisti della lotta rivoluzionaria in quel lontano paese: i nichilisti. Al loro autore — un esule russo che si firmava Stepniak, che sembrava conoscere i retroscena di quanto stava accadendo nel suo paese e padroneggiava bene la lingua italiana — fu espressamente proibito di affrontare dibattiti politici ideologici, avendo solo la libertà di illustrare l’avventurosa quotidianità dei nichilisti, vissuta fra attentati, evasioni, tipografie clandestine, sotto la perenne minaccia del patibolo imperiale ma alla calda luce dell’etica che pervade nuovi rapporti umani. 
Quegli articoli riscossero un tale successo tra il pubblico da spingere l’editore Treves a raccoglierli subito in un libro che nel giro di pochi anni avrebbe conosciuto diverse traduzioni in altri idiomi. 
Ciò che i suoi primi editori e lettori italiani non sapevano, ma che la polizia giù intuiva, è che dietro lo pseudonimo di Stepniak si nascondesse in realtà Sergej Michajlovič Kravčinskij — uno dei principali esponenti di Zemlja i Volja (Terra e Libertà), già ricercato in tutta Europa per aver ucciso alcuni anni prima il generale Mezencev, capo della famigerata polizia politica zarista. Ma ciò che la polizia nostrana non sospettava è che Kravčinskij dovesse la propria conoscenza della lingua italiana ai mesi trascorsi nel 1877 nel carcere di S. Maria Capua Vetere, dopo essere stato condannato sotto falso nome per il suo coinvolgimento nella «banda del Matese», il tentativo insurrezionale anarchico che vide fra i suoi animatori Carlo Cafiero ed Errico Malatesta.
La Russia sotterranea è un libro fuori dal comune; un’opera eccezionale di un autore eccezionale che si è trovato in una circostanza eccezionale. Per spazzare via la spessa coltre di polvere che ricopre da oltre un secolo queste pagine e farle uscire dalla teca in cui erano state confinate, in questa nuova versione abbiamo tradito il suo autore-traduttore originario, correggendo e aggiornando nomi, vocaboli e sintassi — corredandola di una cronologia, di note ed immagini. Oltre ad un’introduzione appositamente scritta per questa nuova edizione italiana, sono riportate anche le introduzioni che accompagnano le ultime edizioni francese e fiamminga.

Il titolo sarà disponibile dalla prima settimana di maggio.

Stepniak
La Russia sotterranea
pag. 232, euro 12
gratisedizioni.org

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La ristampa immediata

Negli Stati Uniti, fra il 1914 ed il 1920, si è scatenata la più grande offensiva rivoluzionaria armata del xx secolo contro le istituzioni governative, giudiziarie, religiose, industriali e finanziarie del maggior paese capitalista del pianeta, ad opera di un pugno di anarchici italiani là immigrati all’inizio del Novecento. E proprio dalle loro fila provenivano Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, diventati celebri per essere stati giustiziati sulla sedia elettrica nel 1927, al termine di un caso giudiziario che ha fatto scalpore in tutto il mondo. Per quali motivi questi fatti sono rimasti tanto a lungo sconosciuti, venendo riscoperti solo di recente?
Perché «se gli anarchici non fanno la storia, la faranno i loro nemici». Così le azioni dirette di questi sovversivi immigrati, costituendo un pessimo esempio per i posteri, sono cadute nelle mani di chi aveva ogni interesse a sedarle, nasconderle e calunniarle. Contro il realismo politico, essi attaccarono ogni autorità nonostante il loro numero esiguo. Contro la disperata impotenza, non si rassegnarono alla carenza di mezzi ma si sforzarono di superarla. Contro l’illusorio idealismo, non esitarono a versare sangue. Contro i compromessi strategici, non vendettero i loro sogni. Contro ogni luogo comune, non contrapposero la libertà dell’individuo alle necessità dell’associazione. È qui, dove l’amore per la libertà e l’odio per il potere si fondono in una vera etica di vita, che avviene quella corrispondenza di sogno e realtà, di amore e rivolta, di baci e dinamite, che caratterizzò la «buona guerra» di quegli anarchici italiani.
Questo libro cerca di ripercorrerne le vicende attraverso le loro chiare parole, per strappare al passato più incandescente l’uniforme istituzionale che l’accademia storiografica gli ha cucito addosso, per dare vita infine ad una storia che non conosca né autorità né obbedienza.

Parole Chiare
La «buona guerra» degli anarchici italiani
immigrati negli Stati Uniti (1914-1920)
pag. 304, euro 15
Gratis – Indesiderabili