Nella selva
Avventurarsi nel bosco è questione sempre gradita per chi sente ostilità verso ciò che lo circonda. Spezzare il disincanto dell’urbano è preziosa possibilità. Alla ricerca di un qualcosa che ci curi, come il ginepro e la menta, da cui trarre un magnifico unguento che possa alleviare i nostri dolori. Giunti in una selva, attizziamo lo sguardo e intorno a noi scrutiamo animali, fiori e alberi. Essi ci parlano, ci chiamano, invocando la nostra assenza. Ogni arbusto ci vede come un estraneo che sta visitando un territorio non suo e ci sussurra che lui è qui, con la sua storia e le sue forme. Il silenzioso dialogo che intratteniamo con quanto del circostante ci pervade è una discussione orizzontale del tutto imprevedibile. Sto cercando ginepro e menta, essi germogliano spontaneamente secondo il loro proprio movimento. E il loro divenire rimane un mistero, il che significa che possiamo rincorrere la vita nuda e cruda finalmente con un senso di smarrimento, abituati ad addobbarci di strumenti tecnologici e della loro certezza.
In questa epoca dell’alienazione perenne come vediamo il mondo? Le facciate dei palazzi, i treni, le antenne, i cavi dell’elettricità, le caserme, le galere e i centri commerciali hanno un’identità propria. Piuttosto sono usati per scopi precisi. Spesso veicolano un significato, ma difficilmente ci parlano in autonomia. Fanno parte di un intero sistema. Non possiamo intrattenere con essi un dialogo alla pari, perché quando ci domandiamo cosa siano scopriamo che essi si esauriscono nella propria funzione, oppressiva e vorace. Un ginepro è un ginepro, come qualsiasi cosa naturale: esso straborda, al di là della funzione che gli attribuiamo.
Oggi, invece, ciò che invade l’ambiente se smette di funzionare mantiene una qualche altra proprietà? No, non ne ha più, perché il suo funzionamento viene interrotto. Un’infrastruttura che smetta di funzionare non è più: è destinata al niente o ad essere aggiustata, ritrasformata per riprendere la sua becera funzione. E questo cosa significa? Il luogo che abitiamo non è mai stato nella nostra esperienza un mondo di forme vive, ma un mondo di oggetti riconducibili al loro uso.
Strabordare, come il ginepro, a pensarci bene potrebbe lenire il nostro dolore. O le cose reali e prevedibili hanno invaso del tutto il nostro immaginario?