• I vivi, i morti

    Perché ci sono morti che con le loro parole e le loro azioni ci suggeriscono e ci criticano, ci spronano e ci interrogano, ci ispirano e ci consolano. Non li potremo (più) guardare negli occhi, ma loro sono lì, al nostro fianco – incitandoci magari a scatenare le cattive passioni, non a conquistare i mezzi di produzione, ad assaporare la gioia armata, non ad inseguire il potere operaio.

    ...
  • Il cuscino insanguinato

    La fanfara degli oppressori è all’opera. Tutti si stracciano le vesti, davanti all’ennesimo massacro di una ragazza perpetrato dall’ex-fidanzato aguzzino. Sul carro del Bene ci stanno salendo proprio tutti: fascisti patinati, sinistroidi molto chic e poco radicali, movimentisti sempre lesti a chiedere allo Stato di fare qualcosa, anime pie che non riescono a capacitarsi di come i figli di questa società possano essere tanto possessivi quanto brutali. Tutto questo carrozzone, in ogni suo gesto, in ogni suo momento, in ogni suo passo ci riporta sempre alla realtà

    ...
  • Un cucciolo che morde il nulla

    Se Mahmud Darwish (1941-2008) fosse ricordato solo per essere stato militante del partito comunista d’Israele, poi componente (dimissionario) dell’OLP, infine membro del Parlamento dell’ANP, o se il suo scritto più noto fosse la "Dichiarazione d’indipendenza (dello Stato) palestinese", non avremmo ragione alcuna di riproporre qui i suoi testi. Ma egli fu soprattutto il poeta i cui versi in tutto il mondo sono stati considerati «il respiro stesso della Palestina», fino a costringerlo a una vita d’esilio. Ebbene, in queste ore atroci, non è forse questo il respiro che andrebbe rianimato?

    ...
  • Gaza, dove nessun essere umano può esistere

    Fra tutti i testi scritti sugli accadimenti odierni nella Striscia di Gaza, abbiamo deciso di pubblicare quello di un americano-palestinese, critico letterario e docente di inglese e di letteratura comparata all’Università di Los Angeles. Perché, senza insulsi e patetici toni militanti, ricorda che la «questione israeliano-palestinese» non è iniziata lo scorso 7 ottobre e che di fronte al genocidio in corso a suscitare più disprezzo non sono tanto i suoi razzisti sostenitori, quanto i suoi progressisti spettatori — ma soprattutto che i dannati della terra (e la loro violenza) non sono né una mera citazione filosofica da sfoggiare al riparo dagli eventi, né una realtà storica da relegare con sollievo ad un lontano passato.

    ...
  • A proposito di donne romantiche

    In occasione dell’uscita di “Mollate tutto”, libro di Annie Le Brun che raccoglie il suo celebre pamphlet del 1977 in una nuova traduzione, diversa dalle due versioni precedenti del 1978 delle Edizioni del Sole Nero e della Arcana, insieme ad altri testi contro l’ideologia neo-femminista, pubblichiamo qui un altro articolo di Annie Le Brun non incluso nel libro — in cui l’autrice ribadisce che la liberazione della donna non passa attraverso la difesa di un’identità bensì nel reinventare la vita. Ricordiamo che “Mollate tutto ed altri testi” (160 pagine, 9 euro) si può richiedere a gratisedizioni.org

    ...
  • A Belfast c’è ancora ira

    Venticinque anni dopo la firma dell’accordo detto del Venerdì Santo, che ha «messo fine ai 30 anni di guerra civile in Irlanda del Nord» secondo la formula consacrata, se c’è un luogo che incarna ancora oggi quel lungo conflitto, è proprio Belfast. Poiché, se qualcosa è cambiato in questa città martoriata, non è certo la miseria o i muri perenni eretti tra quartieri protestanti e cattolici, ma piuttosto il fatto che milioni di turisti si accalcano ogni anno durante i viaggi organizzati per sbirciare gli affreschi realizzati in onore di questo o quel martire. Magari prima di andare a fare un giro dalle parti dei celebri giardini botanici o ancor meglio al museo del Titanic...

    ...
  • Mollate tutto

    Nel 1977 Annie Le Brun pubblicava Lâchez tout, violento pamphlet contro l’ideologia femminista e la sua opera di cretinizzazione. L’ultima esponente femminile del surrealismo si scaglia contro quelle intellettuali (Simone de Beauvoir, Marguerite Duras ed altre) che hanno ridotto l’oppressione sociale ad una mera questione di genere, rinchiudendo le donne in un particolarismo, in una specificità di cui l’uomo in quanto tale risulta essere il nemico numero uno. Interpretazione che, da un lato, cancella sia le differenze fra le stesse donne che i punti di contatto con gli uomini, dall’altro giustifica ogni aberrazione compiuta da una donna. Come se per assaporare la libertà non occorresse reinventare e riappassionare la vita intera, disertando tutti i ruoli…

    ...
  • Oltre lo steccato

    L’illusione attuale, però, è che la posizione dello steccato sia contrattabile, che un tribunale dello Stato possa difenderlo al posto della forza dell’organizzazione che lo vorrebbe mantenere lì dove stava fino a pochi anni fa. Ma la paura della guerra civile, il clima di unità nazionale che viene alimentato tanto dai venti di guerra che da quelli pandemici e nazionalistici, ha la capacità di trasformare tutto in poltiglia: tanto il linguaggio che le idee.

    ...
  • L’ariete

    Sono trascorsi quasi 170 anni da quando un proscritto francese invocava l'avvento dei Cosacchi, il diluvio umano, come unica possibilità rivoluzionaria rimasta ad una civiltà mortifera. All'epoca gli aspiranti capipopolo lo derisero, accusandolo di voler «correre le steppe del deserto e della fantasia» pur sapendo che «la principale questione che divide e turba l'Occidente è una questione di scienza, il problema da risolvere è quello del lavoro». Come si può pensare di risolvere un problema di tale complessità attraverso «i Cosacchi, ovvero la servitù, l'ignoranza e la miseria organizzata, disciplinata, abbrutita»? Certo, sono nostri fratelli di sventura, ma non «sarebbero troppo incapaci e troppo pericolosi, come precettori d'economia sociale, di politica e di governo»? Oggi…

    ...
  • C’è chi chiede giustizia…

    Quando alcuni anarchici diverso tempo fa sostenevano che il dominio si basa, oltre che su numerosi pilastri materiali alla portata di mani audaci, anche sui meccanismi di sottomissione che costituiscono ulteriori ostacoli al possibile ribaltamento dei rapporti sociali, avevano in mente la plurisecolare oppressione religiosa o l’odiosa figura dell’«Onesto operaio». Mai avrebbero forse potuto immaginare che un secolo dopo, strato dopo strato di servitù volontaria, quest’ultima avrebbe finito con l’assumere agli occhi di tanti rivoltosi i tratti della dea bendata.

    ...