Il cuscino insanguinato

La fanfara degli oppressori è all’opera. Tutti si stracciano le vesti, davanti all’ennesimo massacro di una ragazza perpetrato dall’ex-fidanzato aguzzino. Sul carro del Bene ci stanno salendo proprio tutti: fascisti patinati, sinistroidi molto chic e poco radicali, movimentisti sempre lesti a chiedere allo Stato di fare qualcosa, anime pie che non riescono a capacitarsi di come i figli di questa società possano essere tanto possessivi quanto brutali.
Tutto questo carrozzone, in ogni suo gesto, in ogni suo momento, in ogni suo passo ci riporta sempre alla realtà: questo è senz’altro un mondo marcio, ma senza un po’ di schiavitù, un po’ di guerre, un po’ di armi, un po’ di nucleare, insomma senza l’autorevole autorità delle istituzioni, come faremmo a vivere? Va da sé che il possesso e la brutalità sono una costante di questo modo di stare al mondo. Lo Stato non è forse l’organizzazione che tiene in riga i propri sudditi a colpi di tasse e manganello?
Tutti i buffoni di corte, tutti coloro che adesso inorridiscono davanti alle violenze di genere, non si sono accorti che in Palestina siamo davanti alla nuova Nakba, una pulizia etnica (con molti precedenti) finanziata, accarezzata, coccolata, da loro stessi?
Sebbene per gli animi sensibili lo Stato (qualunque esso sia, senza «eccezione») sia sempre e comunque uno stato di minaccia, all’improvviso si è generata una inaspettata agitazione sui social e via internet — grazie alle parole della sorella di Giulia? — che si è concretizzata con iniziative di vario genere e che ancora non accenna a spegnersi.
Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto — queste parole sono le uniche sensate che si sono udite da quando è stato ritrovato l’ennesimo corpo dilaniato dalla brodaglia marcia della cultura del possesso, della gelosia, dello stupro, dell’oppressione. Gli stessi putridi valori che sentiamo nel linguaggio di quasi tutti, nei gesti di tantissimi e purtroppo nella vita di ognuna.
Queste parole pesantissime, in qualche modo chi sta alla destra e alla sinistra del potere le deve recuperare, con la sua becera propaganda democratica, per fermare il rumore poetico e incandescente. Nessuno può osare intaccare il lavoro del dominio, a meno che… effettivamente si inizi ad amare senza riserve, come quando la vita brucia. E quando la vita brucia, l’unico l’orizzonte possibile è fare tabula rasa di quanto ci impedisce di vivere come desideriamo.

«La bandiera va al paesaggio immondo, e il nostro gergo soffoca il tamburo. Nei centri alimenteremo la più cinica prostituzione. Massacreremo le rivolte logiche.
Ai paesi pieni di pepe e acqua! – al servizio dei più mostruosi sfruttamenti industriali o militari.
 Arrivederci qui, o non importa dove. Coscritti della buona volontà, avremo una filosofia feroce; ignoranti riguardo la scienza, esperti riguardo il benessere; crepi il mondo che va. È la vera marcia. Allora avanti, marsc!»
Arthur Rimbaud (Democrazia, da “Illuminazioni”)