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Non sarà più poesia
Per quanto riguarda la letteratura scientifica dovrei essere molto arrogante per parlarne poiché ne so davvero poco; ma di quelle divulgazioni generali che possiamo notare nei lavori di Haeckel, Darwin e simili, direi che oltre alle informazioni importanti che contengono (che certamente nessuno può ignorare) presentano un riflesso trasformato dell’uomo, diverso da ogni letteratura del passato. Le loro parole sono fredde, incolori, appesantite dal lavoro della precisione, come delle macchine, sostenute, assolute, incuranti. Lo spirito che incarnano è nuovo. Offrono un’immagine dell’anima dell’uomo in cui l’immaginazione resta sospesa. Sono la ragione che ascende.
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Leggere senza essere disturbato
Nel marzo del 1938 l’Austria entrò a far parte della Germania. Per alcuni (una piccola minoranza) questa fu la fine della vita civile; per altri significò la liberazione dalla tirannia del totalitarismo cattolico che aveva governato l’Austria per anni; altri ancora accolsero positivamente l’unificazione con il Grande Fratello e la crescita di potere che essa implicava. «Guarda i nostri aerei!», esclamarono quando le forze aeree tedesche volteggiarono sopra Vienna. Correvano voci di progresso, di fine della stagnazione, di grandi opportunità. «Presto lavoreremo di nuovo», dicevano i disoccupati; «si occuperanno di noi», dicevano i poveri; «siamo finalmente liberi», dicevano i rappresentanti di minoranze politiche, tra cui eminenti socialisti.
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Gli impiccati di Londra
In criminologia come in economia non esiste parola più importante di «capitale». Nella prima di queste discipline ci si riferisce alla morte, nella seconda ci si riferisce alla «sostanza» o alla «riserva» di vita – due significati apparentemente opposti. Lasceremmo volentieri agli etimologi il compito di spiegare il motivo per cui la medesima parola, «capitale», indichi al tempo stesso i crimini passabili della pena di morte e l'accumulazione di ricchezza fondata sul lavoro di un lavoro passato (o morto), se questa associazione pungente e paradossale non illustrasse con tanta precisione l'argomento di questo libro. In quanto esamina il rapporto esistente fra la messa a morte organizzata della manodopera vivente (la pena capitale) e lo sfruttamento…
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Ripresa e Resilienza?
Ormai lorsignori non giocano più sulle parole, non devono neppure fare lo sforzo di travestirle. Non hanno bisogno di ricorrere all’antica lingua di legno di un potere menzognero e censore, così prodiga di eufemismi in grado di anestetizzare qualsivoglia conflitto. Lo dicono chiaro e tondo che la corsa della nostra civiltà verso il baratro non può e non deve essere interrotta, non importa quanti e quali disastri sociali ed ecologici abbia già provocato in passato, quanti ne provochi nel presente e si accinga a provocarne in futuro.
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Il pane che mangiamo
Dal celebre padre non ereditò soltanto le idee ma, soprattutto, l’amore per la poesia. Renzo Ferrari (1915-1990) – figlio di Renzo Novatore (caduto sotto il regio piombo fascista dopo aver incendiato chiese e cuori, svaligiato casseforti e sogni, assaltato arsenali e desideri), nonché collaboratore di vari periodici anarchici internazionali – è stato anche autore di alcune raccolte poetiche: "I canti della meditazione e del dolore" (1949), "Del tutto e del nulla" (1952), "Ombre crepuscolari" (1974), "Il pane che mangiamo" (1989). Qui di seguito alcuni dei suoi versi.
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Il Tempo e la Macchina
Il tempo, così come lo conosciamo, è un'invenzione assai recente. La moderna concezione del tempo è poco più antica degli Stati Uniti. È un sottoprodotto dell'industrialismo, una sorta di equivalente psiIl tempo, così come lo conosciamo, è un'invenzione assai recente. La moderna concezione del tempo è poco più antica degli Stati Uniti. È un sottoprodotto dell'industrialismo, una sorta di equivalente psicologico dei profumi sintetici e dei coloranti all'anilina. Il tempo è nostro tiranno. Siamo profondamente coscienti del movimento della lancetta dei minuti, persino di quella dei secondi. Dobbiamo esserlo. Ci sono treni da prendere, cartellini da timbrare, compiti da svolgere entro scadenze precise, record da battere in frazioni di secondo, dispositivi che stabiliscono il ritmo…
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Il criterio del numero
Ecco un principio formulato senza limitazioni: la società non può essere folle quando schiaccia l'individuo; folle è soltanto l'individuo che protesta contro la società che lo soffoca. La società americana da cui è uscita la bomba di Hiroshima e la società tedesca che costruì i campi di sterminio di Dachau e Buchenwald, non erano affatto, e non sono, società folli, dal momento che non hanno mai cessato «di essere società». Non solo non erano folli, ma in virtù del criterio del numero, che non è casuale, esse erano regola e giustizia.
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Il secolo in faccia
Terra muta e sterile. È della nostra che parlo. L'udito misura attraverso i continenti il pauroso silenzio dell'essere umano, sovrastato dal suo fragoroso funzionamento. Si sente solo lo stridio dell'acciaio, il fruscio del denaro, il cigolio delle poltrone. Inutile restare immobili in ascolto. Niente desideri. Niente sogni. Nessuna poesia, quella vera, balzo dell'essere umano al di là del mondo circostante.