Il cittadino democratico

Il cittadino democratico – questo bipede addomesticato che infesta soprattutto l’emisfero occidentale – è allo stremo. Proprio quando gli sembrava di poter finalmente saltare, o per lo meno ridurre i quotidiani esercizi di ginnastica dell’obbedienza prescrittigli da oltre due anni sotto pretesto sanitario, eccolo costretto a fare i conti con una nuova emergenza in grado di esigere e giustificare una mobilitazione generale. E che emergenza! Nientemeno che una guerra… Ma una guerra che, pur essendo suscettibile di allargarsi a macchia d’olio in tutta Europa, per il momento viene combattuta a migliaia di chilometri di distanza.
Particolare fondamentale, questo, perché ciò allenta la pressione sul cittadino democratico il quale può sentirsi in un certo senso alleggerito, libero di seguire la differita del bellicoso incontro Ucraina-Russia (derby europeo imperdibile, a differenza del noiosissimo Yemen-Arabia) diffuso in mondovisione con l’appassionata cronaca degli esperti in geopolitica. È questo il suo programma formidabile: birra ghiacciata, tifo indiavolato e rutto libero (con sventolio di bandiere e cori da stadio all’indirizzo dell’avversario, si tratti di quel «pazzo» di capitano russo o di quel «burattino» di capitano ucraino).
Non si può chiedere di più al cittadino democratico. Ricordate i numerosi allarmi che da otto anni venivano lanciati sull’imminente e certa esplosione della polveriera post-EuroMaidan, e lui vi risponderà di non averli mai uditi nei talk-show televisivi. Dimostrate che la guerra è sempre un massacro scatenato dalla volontà di potere, e lui ribatterà che esistono anche «guerre giuste». Spiegate che a rendere possibile la guerra è la società che la alimenta, la prepara, la organizza, la decreta, la combatte, la sospende, e lui vi dirà che si tratta di un ingranaggio assassino contro cui non si può nulla, che le cose vanno così dalla notte dei tempi. Criticate la fede nella propaganda, e lui difenderà il sacrosanto diritto all’informazione. Irridete il nazionalismo, e lui sosterrà di amare soprattutto il proprio Paese.
Esattamente come per la pandemia, il cittadino democratico non prende mai in considerazione le cause, pretende solo che dall’alto qualcuno ponga rimedio agli effetti. Non riesce a capacitarsi, davvero, di come le autorità competenti possano permettere che accada qualcosa in grado di strapparlo alla sua normalità. Se ritiene che la soluzione in grado di porre fine al conflitto consista in sanzioni e negoziati diplomatici, da discutere e decidere nelle apposite sedi, è per un semplice motivo: è convinto che chi fornisce quotidianamente il proprio obolo di servitù volontaria abbia tutto il diritto di bersi un aperitivo, falciare il prato di casa e guardar scorrere le immagini sul suo schermo al plasma, in santa pace e in perfetta buona coscienza.
Il cittadino democratico fa proprio schifo.