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IMBY
Cos’è un’infrastruttura? Qualcosa che sta sotto, celata. Su di essa si erge la costruzione, si solidifica l’organizzazione del mondo. Ciò che sovente critichiamo è ciò che emerge, ciò che è visibile ai nostri occhi. Sotto il livello della critica, nascosta dal manto della neutralità, vi è invece l’ossatura del Dominio.Diversamente una radicale avversione al regime vigente permette di mettere a fuoco, anche letteralmente, l’infrastruttura. Che siano le linee elettriche che alimentavano la pace sociale della Spagna di Franco o l’apparato industriale del nord Italia che produceva negli anni 43-45 armi per l’esercito nazista, quando la lotta per un modo diverso di esistere diventa senza quartiere nulla resta neutrale. Ci rendiamo davvero conto di vivere in…
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Tsunami
Lo tsunami è un fenomeno strano. È forse quanto di più prevedibile ci sia al mondo. Un terremoto smuove migliaia di tonnellate d'acqua. Un muro di energia lentamente si muove verso la costa. Il livello del mare scende di diversi metri. Sarebbe così semplice accorgersene e rifugiarsi sulle montagne, al riparo, per capire come resistere all'impatto dell'onda. Eppure l'acqua che scompare attira i curiosi. Ognuno ha il proprio profitto a cercare nella sabbia del fondo. Ognuno ha una perla che lo abbaglia. Finché non sopraggiunge l'acqua a spazzare via tutto.
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Terra bruciata
Malgrado i tentativi da parte di tutte le nazioni per provocare la pioggia, le precipitazioni erano diventate sempre più scarse. Infine, quando era stato chiaro che non poteva piovere perché non c'erano nuvole, non si era più tentato niente. A questo punto l'attenzione era stata rivolta alla più genuina fonte di pioggia, la superficie dell'oceano, da cui l'acqua avrebbe dovuto evaporare. Era bastato un superficiale esame scientifico per capire che le origini della siccità si trovavano lì.
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La guerra meccanica
Che sarebbe una società che obbedisse automaticamente a una parola d’ordine meccanicamente trasmessa, che su quella parola d’ordine regolasse la sua scienza e la sua coscienza, e che avesse perduto, col senso della giustizia, la nozione della verità? Che sarebbe un’umanità in cui la forza brutale tenesse le veci della forza morale? Che avverrebbe, per dir tutto, se lo sforzo morale dell’umanità si rivolgesse contro se stesso al momento di raggiungere la sua meta, e se qualche artificio diabolico gli facesse produrre, invece di una spiritualizzazione della materia, la meccanizzazione dello spirito?
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Conservarsi?
Ci hanno provato in ogni modo nel corso dei millenni. Trovare una formula per conservare il potere. Strapparne alcuni frammenti dal flusso assicurandosi così la vita eterna. Ci hanno provato con le piramidi, ma il tempo ne ha eroso la grandezza. Ci hanno provato con le statue, ma la pioggia ne ha dilavato i lineamenti. Ci hanno provato con le colonne e gli archi, ma i successori ne hanno cancellato i nomi. Ci hanno provato con dipinti ed affreschi, ma nuova calce ha ricoperto sempre quella precedente. Figli di quelle autorità passate che si credevano dèi, alcuni cercano ancora oggi di conservare il potere affidandosi a parafulmini e talismani.
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Meri ingranaggi?
La parola «rimozione» riempie giornali, riviste, programmi radiofonici. I trentasei anni trascorsi da allora sarebbero stati «anni della rimozione». Ma è proprio vero che ora il «rimosso» è affiorato? Che dopo un periodo così lungo di latenza, è iniziata improvvisamente una seduta terapeutica per centomila se non per milioni di persone? Ne dubito.
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Nessun lieto fine
Una volta che l’immaginario istituzionale ha dimostrato di aver trionfato pressoché dappertutto, non gli resta che una cosa da fare: liquidare gli ultimi scarti dalla norma rimasti in circolazione, compito burocratico da sbrigare il più in fretta possibile al fine di bonificare l’intero territorio.
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La lotta contro la guerra non è opera di pace
La costruzione di un mondo in cui le cause dei conflitti violenti collettivi siano eliminate non è opera di pace. Anche se iniziata con metodi e mezzi pacifici, presto o tardi sarà considerata dai privilegiati del potere e del denaro come un attacco diretto ai loro interessi ed ostacolata quindi con la violenza. Per questo la lotta contro la guerra è in sé una lotta rivoluzionaria.
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La nemesi della medicina
Dopo aver letto "Nemesi medica", cinque luminari del mondo medico tedesco hanno avviato un dibattito con Ivan Illich. Si tratta di Harald Bräutigam, ginecologo di Amburgo, dei professori Hans Schäfer, Thure von Uexküll e Hans-Georg Wolters, e di Hans Tons, direttore della Federazione delle casse malattia. Questo dibattito, a tratti molto vivace, è stato organizzato e registrato dal settimanale di Amburgo "Die Zeit", che lo ha pubblicato integralmente il 18 aprile 1975.
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La peste del linguaggio
Perché sento il bisogno di difendere dei valori che a molti potranno sembrare ovvi? Credo che la mia prima spinta venga da una mia ipersensibilità o allergia: mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile. Non si creda che questa mia reazione corrisponda a un'intolleranza per il prossimo: il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso.