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Gli impiccati di Londra
In criminologia come in economia non esiste parola più importante di «capitale». Nella prima di queste discipline ci si riferisce alla morte, nella seconda ci si riferisce alla «sostanza» o alla «riserva» di vita – due significati apparentemente opposti. Lasceremmo volentieri agli etimologi il compito di spiegare il motivo per cui la medesima parola, «capitale», indichi al tempo stesso i crimini passabili della pena di morte e l'accumulazione di ricchezza fondata sul lavoro di un lavoro passato (o morto), se questa associazione pungente e paradossale non illustrasse con tanta precisione l'argomento di questo libro. In quanto esamina il rapporto esistente fra la messa a morte organizzata della manodopera vivente (la pena capitale) e lo sfruttamento…
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Ripresa e Resilienza?
Ormai lorsignori non giocano più sulle parole, non devono neppure fare lo sforzo di travestirle. Non hanno bisogno di ricorrere all’antica lingua di legno di un potere menzognero e censore, così prodiga di eufemismi in grado di anestetizzare qualsivoglia conflitto. Lo dicono chiaro e tondo che la corsa della nostra civiltà verso il baratro non può e non deve essere interrotta, non importa quanti e quali disastri sociali ed ecologici abbia già provocato in passato, quanti ne provochi nel presente e si accinga a provocarne in futuro.
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Il pane che mangiamo
Dal celebre padre non ereditò soltanto le idee ma, soprattutto, l’amore per la poesia. Renzo Ferrari (1915-1990) – figlio di Renzo Novatore (caduto sotto il regio piombo fascista dopo aver incendiato chiese e cuori, svaligiato casseforti e sogni, assaltato arsenali e desideri), nonché collaboratore di vari periodici anarchici internazionali – è stato anche autore di alcune raccolte poetiche: "I canti della meditazione e del dolore" (1949), "Del tutto e del nulla" (1952), "Ombre crepuscolari" (1974), "Il pane che mangiamo" (1989). Qui di seguito alcuni dei suoi versi.
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Il criterio del numero
Ecco un principio formulato senza limitazioni: la società non può essere folle quando schiaccia l'individuo; folle è soltanto l'individuo che protesta contro la società che lo soffoca. La società americana da cui è uscita la bomba di Hiroshima e la società tedesca che costruì i campi di sterminio di Dachau e Buchenwald, non erano affatto, e non sono, società folli, dal momento che non hanno mai cessato «di essere società». Non solo non erano folli, ma in virtù del criterio del numero, che non è casuale, esse erano regola e giustizia.
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Il secolo in faccia
Terra muta e sterile. È della nostra che parlo. L'udito misura attraverso i continenti il pauroso silenzio dell'essere umano, sovrastato dal suo fragoroso funzionamento. Si sente solo lo stridio dell'acciaio, il fruscio del denaro, il cigolio delle poltrone. Inutile restare immobili in ascolto. Niente desideri. Niente sogni. Nessuna poesia, quella vera, balzo dell'essere umano al di là del mondo circostante.