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Nord-Sud-Est-Ovest
La sera dello scorso 25 luglio, a Parigi, l’eccitazione era alle stelle. (Quasi) tutti gli occhi erano puntati sulla Ville Lumière: l’indomani sarebbe stato il grande giorno, quello dell’apertura ufficiale della XXXIII edizione dei Giochi Olimpici. Gli organizzatori avevano pre-annunciato un’inaugurazione all’altezza della grandeur francese — una sfilata «audace, originale, unica» sulla Senna. Lo sgradevole ricordo della precedente edizione giapponese, rimandata di un anno causa morbo minore e tenutasi davanti agli spalti vuoti, doveva essere cancellato. Questa volta nulla e nessuno avrebbe potuto ostacolare lo sfarzoso ritorno dei Giochi nella patria del loro creatore, il barone De Coubertin. Né un eco-sistema stremato da secoli di industrialismo, né un conflitto locale, possibile scintilla di una guerra…
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Il Creatore
Aveva un nome e uno pseudonimo, in certo qual modo entrambi sfuggenti. Con il primo — reso inafferrabile dalle sue numerose declinazioni (il cognome variava da Friedlaender a Friedländer, passando per Friedlænder; mentre la S. che lo precede per alcuni indicava Solomo o Solomon, per altri Salomo o Salomon) — si presentava nei panni del filosofo serio, dal linguaggio astruso, studioso di Schopenhauer, Nietzsche e soprattutto Kant. Mentre col secondo — la negazione di ogni identità, ovvero la parola anonym letta al contrario — Mynona offriva pubbliche letture nei cabaret berlinesi e firmava novelle grottesche ironiche, sarcastiche, provocatorie, impudenti, che costituivano un «carnevale della logica».
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Fasci di riflessi condizionati
La disumanizzazione messa in atto dal terrore consiste anzitutto nell’integrare completamente la popolazione in collettivi che paralizzano qualsiasi comunicazione tra gli esseri umani, nonostante, o meglio, proprio a causa dell'enorme apparato di comunicazione del quale sono in balìa. Adesso aggiungerei che in questo processo psicologico di massa un meccanismo importante dev'essere stato il rogo dei libri. In una situazione di terrore il singolo è sempre solo e non è mai solo. S’intorpidisce e diventa insensibile non soltanto nei rapporti con gli altri, ma anche in relazione a se stesso. La paura gli toglie la capacità di reazioni emotive e conoscitive spontanee. Lo stesso atto del pensiero si traduce in stupidità...