«Che cos’è ‘sto lavoro?!!»

A Nanterre, la mattina del 15 febbraio dell’anno corrente una decina di persone hanno fatto irruzione nel Centro per l’impiego cittadino, hanno distribuito volantini e creato un certo scompiglio. In quel momento nei locali era in corso una sessione di reclutamento per conto della Gendarmeria Nazionale (in cerca di addetti al giardinaggio, alla cucina, ecc.). Quattro persone sono state poi denunciate. Ecco il volantino distribuito quel giorno:

Malgrado tutte le formattazioni del mondo, per molti Lavoro significa sfruttamento dell’uomo sull’uomo, competizione spietata di tutti contro tutti, trasformazione del mondo in merce e l’inevitabile processione di sofferenze e abusi fisici e psicologici che attestano il carattere disastroso e miserabile di tale condizione. «Non siamo qui per una burla».
L’inferno non sarà di questo mondo, ma una cappa di piombo sembra essere pesantemente piantata sulle coscienze e sui cuori, poiché il tentativo di riflettere sulla nostra sorte in modo più profondo e diverso dalle logiche contabili e gestionali dello Stato, dei media e dei sindacati, si scontra troppo spesso coi muri fatalisti o moralistici che fanno soffocare il pensiero negli schemi dominanti: «è sempre stato così», «ci deve pur essere qualcuno che decide per gli altri», «basta votare o schierarsi», quando non è la più semplice rassegnazione a giustificare l’abbandono per difetto: «in ogni caso, alla fine i politici e i padroni fanno quello che vogliono, quindi non serve a nulla agitarsi troppo».
«Leggi di mercato, competitività, pragmatismo, ecc». Questa società appare immutabile e a rimandarci questa constatazione sembra essere proprio la nostra impotenza di fronte a quanto ci sovrasta. Se il mostro avanza inesorabile, sembra anche avanzare da solo, da tanto le poche grida e i colpi a lui rivolti risultano vani e «inefficaci». C’è tuttavia un angolo morto, un angolo di attacco da esplorare, qualora si smetta di considerarsi vittime per abbracciare piuttosto prospettive di combattività, di mutuo appoggio, di lucidità.
Se è vero che il padrone sottomette, sfrutta e comanda lo schiavo, nondimeno è lo schiavo a sottomettersi, sgobbare e obbedire a un padrone. L’uovo o la gallina… poco importa.
Nonostante il ruolo principale dell’automazione e della meccanizzazione e le fantasie alla moda associate a tecnologie digitali come «l’intelligenza artificiale», la manovalanza e i fantaccini del capitalismo restano composti prevalentemente da esseri umani in carne e ossa. Un giorno magari obsoleta, questa forza lavoro sempre troppo costosa e talvolta capricciosa e indisciplinata rimane per il momento davvero indispensabile per far girare la baracca.
Quindi, se tutti i politici sono truffatori e mafiosi in cravatta, se tutti i padroni sono magnaccia e ladri, e se tutti gli sbirri sono assassini e servili cani da guardia dei primi, è appunto perché tutto questo sporco piccolo mondo può permetterselo, è perché nell’attesa dei robot legioni di coraggiosi lavoratori lo rendono possibile. Grazie, padrone? No, sono piuttosto i padroni e lo Stato a dover dire un enorme grazie… alle migliaia di piccole mani che operano e agiscono dietro le quinte, lontano dai riflettori, meno mediatizzate, più modeste, ma non meno bisognose.
Così, se un Centro Impiego co-organizza una giornata di reclutamento per «scoprire le professioni della Gendarmeria Nazionale», si può capire che:
– affinché gli uomini e le donne «sul campo» possano essere in buone condizioni fisiche per picchiare, arrestare o dissuadere ribelli e altri manifestanti o per fare retate ed espellere migranti, o anche per andare a requisire i lavoratori in sciopero e costringerli a riprendere il lavoro, hanno bisogno di Cuochi che preparino cibo per loro così come di Addetti Polivalenti per servirli, lavare i piatti e gestire le loro mense.
– affinché i robocop possano garantire la distruzione di una foresta, la costruzione di una pattumiera nucleare, o il regolare svolgimento dell’infame compito dei giudici, o ancora eseguire con successo uno sgombero di inquilini diventati troppo poveri o indesiderabili, o per poter preparare bene tutte le loro sporche operazioni, è imperativo che i loro edifici, i loro centri di addestramento, i loro uffici di comando, le loro mense, ecc. siano ben mantenuti da Imbianchini, Muratori, Idraulici e Carpentieri.
– affinché questa istituzione della violenza che è lo Stato possa svolgere il proprio ruolo di difensore dei potenti e dell’ordine in genere, e permettere così ai ricchi di arricchirsi fino alla nausea mentre altri crepano di fame, affinché la gendarmeria, la polizia e l’esercito in genere permettano allo Stato di avere sempre più la possibilità di disporre delle nostre vite, ed il pianeta e il vivente continuino ad essere depredati, saccheggiati e devastati, apprendiamo che anche alla marescialleria occorrono Magazzinieri, Segretarie e Giardinieri-Paesaggisti.
L’assassino in divisa in effetti non è abbastanza polivalente da produrre violenza su richiesta o gestire scorte di granate, calcolare la propria busta paga o potare gerani…
Pare proprio che alcune professioni «non abbiano significato», generando un certo disincanto, una certa critica, spesso giusta, che può portare a una deviazione verso altre strade e percorsi. In una società disastrosa e mortifera come la nostra, stare nei ranghi e fare ciò che ci si aspetta da noi ha secondo noi piuttosto un significato molto chiaro che è quello di riprodurre e rendere possibile l’esistente, come dimostra l’esempio della gendarmeria per poco che si metta in luce legami e ingranaggi un po’ dimenticati per via della loro banalità.
Pur essendo tutti più o meno parte di questo mondo, non per questo possiamo onestamente dire che tutto si equivalga e che contino solo i soldi o le intenzioni, o ancora credere ingenuamente che si possano far «evolvere le cose dall’interno – in meglio».
La diserzione è come la pensione, se anticipata ha un sapore migliore!
Preparare un pasto, maneggiare la cazzuola o la sega, prendere appunti o occuparsi delle piante, è carino ma non a tutti i costi e soprattutto non per chiunque!
Allora, non saremo mai noi a brandire il manganello, né a contribuire a tutto questo!
Reclutatore, vai all’inferno!
Polizia, gendarmeria o qualsiasi altro organo di Stato,
comunque senza di me!
Meglio un sussidio di disoccupazione o l’arte di arrangiarsi
che sgobbare per lo Stato e le sue forze armate.