Resistenti alle circostanze

André Prudhommeaux

L’evoluzione «storica» non è al di sopra dei valori umani. Essa può essere giudicata da questi valori, la cui costanza è il solo criterio del «progresso». Sotto quest’aspetto esistono idee «indipendenti dalle circostanze», non sospese tra le nuvole, ma inerenti agli uomini e resistenti alle circostanze. E queste resistenze, di cui gli anarchici hanno così spesso dato prova, non hanno sempre il significato negativo che abitualmente si dà all’«atavismo», al «pregiudizio».
L’amore per la libertà, la giustizia, la verità, la bellezza, è anch’esso una «tradizione», e laddove l’evoluzione rompe queste tradizioni «reazionarie», è diritto e dovere dell’uomo opporre all’evoluzione la sua volontà intelligente, imprimendole, se è possibile, una svolta. A questa svolta, che è una «conversione» prima di essere una «rivoluzione», mi pare necessario invitare gli anarchici.
Perché, altrimenti, l’adattamento alle circostanze — sia pure a circostanze immaginarie, come la «rivoluzione sociale in cammino», ecc. — rischia di essere spinto fino alla liquidazione dell’anarchismo, della tradizione anarchica autentica e dei valori che custodisce.
L’adattamento, come meccanismo in ritardo, è sempre una concordanza di sovrastrutture (ideologica, culturale, ecc.) con una certa evoluzione tecnica e sociale considerata indipendente dalla volontà dell’uomo. Ora, se si considerano questi ultimi centocinquanta anni, basta fare il bilancio dell’evoluzione tecno-sociale di fronte ai postulati fondamentali dell’umanesimo libertario, per constatare che tutta la specie è contro quei valori senza i quali la vita ci sembrerebbe derisoria.
«Adattarsi all’evoluzione» non può rivestire, in questo caso, che un solo significato: abbracciare l’ideologia, o per meglio dire la religione marxista. Essa si incrosta sullo sviluppo reale della catastrofe, ne produce l’accelerazione e vuole storicamente (e istericamente) spingere al culmine tutti i mali della proletarizzazione, della concentrazione dei poteri, del militarismo industriale, della sovrappopolazione; persegue scientemente la distruzione organizzata delle ricchezze naturali con il pretesto del progresso economico, l’annientamento della civiltà con il pretesto del progetto culturale, la realizzazione dello Stato mondiale totalitario con il pretesto dell’emancipazione sociale.
È in questo senso, purtroppo, che l’anarchismo ha subito un adattamento. È evoluto con l’adesione a ciò che avrebbe dovuto combattere, convergendo con quello che avrebbe dovuto scartare, in una fusione intima con quello che è l’esatto suo contrario. Il marxismo ha intossicato l’anarchismo con il suo monismo totalitario, con il suo fatalismo pseudo-scientifico, con il suo messianismo proletario, con la sua idolatria dell’apparato industriale e militare più disumanizzante, con il suo comunismo demagogico, con il suo disprezzo della libertà, della verità, della giustizia, infine con il suo culto della massa, della violenza, della menzogna dialettica.

[1952]