Conservarsi?

Ci hanno provato in ogni modo nel corso dei millenni. Trovare una formula per conservare il potere. Strapparne alcuni frammenti dal flusso assicurandosi così la vita eterna. Ci hanno provato con le piramidi, ma il tempo ne ha eroso la grandezza. Ci hanno provato con le statue, ma la pioggia ne ha dilavato i lineamenti. Ci hanno provato con le colonne e gli archi, ma i successori ne hanno cancellato i nomi. Ci hanno provato con dipinti ed affreschi, ma nuova calce ha ricoperto sempre quella precedente.
Figli di quelle autorità passate che si credevano dèi, alcuni cercano ancora oggi di conservare il potere affidandosi a parafulmini e talismani. Eppure, nemmeno il governo del migliore sembra riuscire a reggere alla volubilità del potere.
Ombre sullo sfondo, personalità ed eminenze grigie si alternano nelle sale dei palazzi. Trascinano il carrozzone dello Stato in una direzione, prima di vederlo sbandare ed impantanarsi. Ad altri toccherà cercare di smuoverlo in una direzione apparentemente opposta.
Il piano, questo è un problema annoso. Da un lato roboanti previsioni sul futuro, prospetti miliardari di investimento, scadenze fissate negli anni a venire. Dall’altro la realtà che ogni buca nasconde un’insidia, che il potere è faccenda assai più scivolosa di quanto possa sembrare. Guardare ad esso non è guardare alla politica di palazzo. Significa trafiggerla con lo sguardo, attraversarla in trasparenza.
Le analisi sui futuri esiti elettorali riempiranno pagine e pagine di possibili percorsi del fare. Ma guarderanno al flusso del potere o cercheranno di interpretare le cortigianerie, i desideri di prebende e la compravendita di influenza e consenso?
Cosa resta, tolta la fantasmagoria dello spettacolo? L’ossatura infrastrutturale del potere, strutture e uomini del Dominio che non cambiano ma proseguono, giorno dopo giorno, indipendentemente dalle elezioni, a far funzionare questo mondo.
Invitare alla diserzione elettorale è sempre stato un piacevole momento per gli anarchici, circoscritto magari ai periodi elettorali. Immaginare l’attacco, invece, non cerca alcun sincronismo con la miseria della politica che cerca di conservarsi una briciola di potere per sé.