• 230731a

    Un attacco incendiario realizzato la sera del 29 luglio nei pressi di Modane da ignoti individui – lontano dai riflettori mediatici e politici – distrugge cinque veicoli in un cantiere impegnato nei lavori del TAV Torino-Lione. La perforazione di un tunnel sotto la roccia, il cui avvio era previsto per questo lunedì 31 luglio, per il momento non potrà avvenire.

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  • Mollate tutto

    Nel 1977 Annie Le Brun pubblicava Lâchez tout, violento pamphlet contro l’ideologia femminista e la sua opera di cretinizzazione. L’ultima esponente femminile del surrealismo si scaglia contro quelle intellettuali (Simone de Beauvoir, Marguerite Duras ed altre) che hanno ridotto l’oppressione sociale ad una mera questione di genere, rinchiudendo le donne in un particolarismo, in una specificità di cui l’uomo in quanto tale risulta essere il nemico numero uno. Interpretazione che, da un lato, cancella sia le differenze fra le stesse donne che i punti di contatto con gli uomini, dall’altro giustifica ogni aberrazione compiuta da una donna. Come se per assaporare la libertà non occorresse reinventare e riappassionare la vita intera, disertando tutti i ruoli…

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  • L’ariete

    Sono trascorsi quasi 170 anni da quando un proscritto francese invocava l'avvento dei Cosacchi, il diluvio umano, come unica possibilità rivoluzionaria rimasta ad una civiltà mortifera. All'epoca gli aspiranti capipopolo lo derisero, accusandolo di voler «correre le steppe del deserto e della fantasia» pur sapendo che «la principale questione che divide e turba l'Occidente è una questione di scienza, il problema da risolvere è quello del lavoro». Come si può pensare di risolvere un problema di tale complessità attraverso «i Cosacchi, ovvero la servitù, l'ignoranza e la miseria organizzata, disciplinata, abbrutita»? Certo, sono nostri fratelli di sventura, ma non «sarebbero troppo incapaci e troppo pericolosi, come precettori d'economia sociale, di politica e di governo»? Oggi…

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  • 230708a

    «La neutralità svizzera non esiste. Dove c’è capitalismo, c’è guerra. Morte allo Stato, viva l’anarchia». Così si conclude l'anonima rivendicazione di un doppio attacco incendiario realizzato nelle prime ore del 18 giugno a Mezzovico, in Svizzera, contro mezzi dell’esercito e della Protezione civile. «La Svizzera, che si proclama neutra per preservare il suo ruolo privilegiato di piazza finanziaria internazionale, ha in realtà una grande responsabilità in diverse guerre nel mondo».

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  • C’è chi chiede giustizia…

    Quando alcuni anarchici diverso tempo fa sostenevano che il dominio si basa, oltre che su numerosi pilastri materiali alla portata di mani audaci, anche sui meccanismi di sottomissione che costituiscono ulteriori ostacoli al possibile ribaltamento dei rapporti sociali, avevano in mente la plurisecolare oppressione religiosa o l’odiosa figura dell’«Onesto operaio». Mai avrebbero forse potuto immaginare che un secolo dopo, strato dopo strato di servitù volontaria, quest’ultima avrebbe finito con l’assumere agli occhi di tanti rivoltosi i tratti della dea bendata.

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  • Non è il numero perfetto

    Sicché, per il presidente di tutti gli italioti ciò che è avvenuto 30 anni fa a Mogadiscio (lo scontro armato noto come la battaglia del checkpoint pasta) è «una pagina di grande significato per il Paese», talmente fondamentale da spingerlo ad inviare «un deferente pensiero alla memoria dei tre soldati italiani che persero la vita in terra somala, per contribuire a ripristinare la pace in un Paese stremato da anni di guerra civile, di carestia e di pestilenze». Commozione condivisa sia dalla fratella d'Italia a capo del governo, secondo la quale i militari italiani all'epoca erano impegnati a «garantire l'arrivo degli aiuti umanitari al popolo della Somalia», sia dal ministro della Difesa (nonché noto affarista…

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  • 230628a

    La polizia spara, uccide. La rivolta s'infuoca, si propaga. Succede a Nanterre, alla periferia ovest di Parigi, dove un agente spara ad un ragazzo di 17 anni col pretesto di un «normale controllo». Misere le parole di cordoglio, molto più significative le fiamme della sommossa, che si estendono in diverse città dell'esagono.

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  • Catastrofe in corso

    I mass-media di tutto il mondo hanno dato sabato 10 giugno l'annuncio della scomparsa di Theodor Kaczynski, più noto come Unabomber, il matematico diventato solitario eremita in una capanna sperduta nel Montana, da dove per 18 anni sfidò la civiltà tecnologica inviando micidiali pacchi esplosivi a suoi programmatori e responsabili. Per ricordare quest'uomo bollato da quasi tutti «pazzo criminale», riproponiamo qui l'introduzione alla prima edizione francese del suo celebre Manifesto, apparsa pochi mesi dopo il suo arresto e firmata da una delle ultime voci del surrealismo.

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  • La cieca vita

    Questi esseri umani che trascorrono la propria vita agli ordini dell'autorità, del denaro, della tecnologia, davanti a schermi di tutte le dimensioni, non sono forse gli ignavi disprezzati dal sommo poeta, «le genti dolorose c'hanno perduto il ben de l'intelletto»? Questi uomini e queste donne vogliosi solo di carriera e sicurezza non hanno «l'anime triste di coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo»? Gli onesti e rispettosi cittadini usi ad obbedir tacendo pur di non avere guai, pur di non correre rischi, non assomigliano a «questi sciaurati, che mai non fur vivi»? Delle vittime della propria ignavia non si può dire che «la lor cieca vita è tanto bassa, che 'nvidiosi son d'ogne altra…

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