• The Living, the Dead

    Because there are dead who with their words and actions remind and criticize us, spur us on and question us, inspire and console us. We may no longer be able to look them in the eye, but they are there, at our side – perhaps inciting us to unleash the bad passion, not take over the means of production, to savor joy armed, not chase after worker's power.

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  • The Bloody Pillow

    The fanfare of the oppressors is at work. Everyone tears their clothes, faced with yet another slaughter of a girl perpetrated by the ex-boyfriend tormentor. Everyone is climbing on the bandwagon of the Good: polished fascists, very chic and not very radical leftoids, movement activists always ready to ask the state to do something, pious souls who aren’t able to understand how the children of this society can be as possessive as they are brutal. This whole bandwagon, in every one of its gestures, in every one of its moments, in every one of its steps, always brings us back to reality: this is certainly a rotten world, but without a bit of slavery, a…

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  • I vivi, i morti

    Perché ci sono morti che con le loro parole e le loro azioni ci suggeriscono e ci criticano, ci spronano e ci interrogano, ci ispirano e ci consolano. Non li potremo (più) guardare negli occhi, ma loro sono lì, al nostro fianco – incitandoci magari a scatenare le cattive passioni, non a conquistare i mezzi di produzione, ad assaporare la gioia armata, non ad inseguire il potere operaio.

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  • Il cuscino insanguinato

    La fanfara degli oppressori è all’opera. Tutti si stracciano le vesti, davanti all’ennesimo massacro di una ragazza perpetrato dall’ex-fidanzato aguzzino. Sul carro del Bene ci stanno salendo proprio tutti: fascisti patinati, sinistroidi molto chic e poco radicali, movimentisti sempre lesti a chiedere allo Stato di fare qualcosa, anime pie che non riescono a capacitarsi di come i figli di questa società possano essere tanto possessivi quanto brutali. Tutto questo carrozzone, in ogni suo gesto, in ogni suo momento, in ogni suo passo ci riporta sempre alla realtà

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  • Un cucciolo che morde il nulla

    Se Mahmud Darwish (1941-2008) fosse ricordato solo per essere stato militante del partito comunista d’Israele, poi componente (dimissionario) dell’OLP, infine membro del Parlamento dell’ANP, o se il suo scritto più noto fosse la "Dichiarazione d’indipendenza (dello Stato) palestinese", non avremmo ragione alcuna di riproporre qui i suoi testi. Ma egli fu soprattutto il poeta i cui versi in tutto il mondo sono stati considerati «il respiro stesso della Palestina», fino a costringerlo a una vita d’esilio. Ebbene, in queste ore atroci, non è forse questo il respiro che andrebbe rianimato?

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  • Gaza, dove nessun essere umano può esistere

    Fra tutti i testi scritti sugli accadimenti odierni nella Striscia di Gaza, abbiamo deciso di pubblicare quello di un americano-palestinese, critico letterario e docente di inglese e di letteratura comparata all’Università di Los Angeles. Perché, senza insulsi e patetici toni militanti, ricorda che la «questione israeliano-palestinese» non è iniziata lo scorso 7 ottobre e che di fronte al genocidio in corso a suscitare più disprezzo non sono tanto i suoi razzisti sostenitori, quanto i suoi progressisti spettatori — ma soprattutto che i dannati della terra (e la loro violenza) non sono né una mera citazione filosofica da sfoggiare al riparo dagli eventi, né una realtà storica da relegare con sollievo ad un lontano passato.

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  • 231021a

    Ragione o sentimento? Cosa può indurre ad attaccare una struttura del dominio? Quale che sia la risposta, non può che essere la libertà a guidare la mente e il braccio di chi, a dispetto delle sue paure, rompe gli indugi e decide di attaccare, semplicemente, ciò che fa funzionare l’oppressione. «Switch-Off» è la scritta lasciata a Berlino da alcuni anarchici accanto ad un’antenna di telecomunicazioni incendiata.

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  • 231019a

    La foresta non appartiene a nessuno! Così hanno tenuto a precisare alcuni anarchici che nottetempo hanno attaccato e danneggiato l’edificio del museo del World Forestry Center a Portland, dove avrebbe dovuto svolgersi una conferenza di proprietari fondiari, amministratori, investitori, dirigenti e altri vampiri dell’industria forestale, dal titolo «A chi apparterrà la foresta?».

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  • A proposito di donne romantiche

    In occasione dell’uscita di “Mollate tutto”, libro di Annie Le Brun che raccoglie il suo celebre pamphlet del 1977 in una nuova traduzione, diversa dalle due versioni precedenti del 1978 delle Edizioni del Sole Nero e della Arcana, insieme ad altri testi contro l’ideologia neo-femminista, pubblichiamo qui un altro articolo di Annie Le Brun non incluso nel libro — in cui l’autrice ribadisce che la liberazione della donna non passa attraverso la difesa di un’identità bensì nel reinventare la vita. Ricordiamo che “Mollate tutto ed altri testi” (160 pagine, 9 euro) si può richiedere a gratisedizioni.org

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